domenica 22 dicembre 2013

new video: Trio Banana - Cactus

ehy cactus don't go away
ehy cactus don't go away
don't leave me alone
don't leave me alone
I'm stoned stone



domenica 1 dicembre 2013

Intervista: Andrea Valentini (Black MIlk Magazine)

Quando è nata BM?

Se non erro deve essere stato più o meno il 2008 (forse fine 2007). A pensarci bene è quasi un’eternità. Inizialmente nacque come parte di un progetto molto ambizioso, di alcuni amici, che avevano creato una società che si occupava di contenuti online distribuiti attraverso magazine tematici. Black Milk era quello più pazzo, sotterraneo e bizzarro. La società durò purtroppo pochi mesi, ma quando si sciolse mi fu lasciata la possibilità di continuare il mio magazine per conto mio. 
All’inizio avevo una squadra di collaboratori, ma poi giustamente ognuno ha preso un po’ la propria strada.


Perché e con quali finalità? Quanti siete?

Perché e con che fine è una domanda quasi truce! Il perché è, banalmente, che l’ho sempre fatto... dai primissimi anni Novanta ho sempre fatto fanzine e cose simili, poi sono passato all’online a fine anni Novanta e non ho mai smesso. La finalità, almeno all’inizio della mia avventura fanzinara tanti anni fa, era di sicuro aiutare un’ipotetica “scena” e parlare di band altrimenti meno esposte all’attenzione dei potenziali ascoltatori. Ora non so francamente se è davvero ancora così; con internet ognuno si può in qualche modo creare tutta l’esposizione che vuole se è minimamente bravo e costante. Ora è forse più un’esigenza mia, quasi un’abitudine che non riesco ad abbandonare. Come il collezionare i dischi e il suonare, insomma.
Quanti siamo? Fondamentalmente sono io da solo, con una manciata (forse tre) di collaboratori che sporadicamente – una volta ogni due/tre mesi – mi mandano un contributo. Il 90% delle cose le scrivo io, tempo e vita permettendo.


BM è attiva ormai da un bel pò..cosa è cambiato in questi anni?
Cosa significa fare una fanzine r'nr' nel 2013?

Da quando è nata BM è cambiato radicalmente l’approccio, che nei primi mesi era professionale e da “magazine” (c’era chi ci investiva anche dei soldi, insomma era un’altra atmosfera). Poi ho iniziato a fare come dicevo io, visto che sono rimasto da solo col progetto e direi che da quel momento non è cambiato molto... del resto fu lì che decisi di non pubblicare mai più news, contenere le interviste e le monografie e occuparmi quasi esclusivamente di recensioni. E di band che mi interessano. L’unica novità, forse, è la rubrica “Wild brunch” che esiste da un paio d’anni... ma è stata una necessità, visto che nonostante tutte le raccomandazioni arrivano ancora parecchi dischi di generi che con BM non hanno nulla a che fare. E per non cassarli senza dire nulla, ho inventato questo stratagemma. All’inizio era divertente, ora mi ha un po’ rotto, devo dire sinceramente!
Una fanzine r’n’r nel 2013 non so se abbia ancora un vero significato. Per me significa unicamente fare una cosa che mi piace e che, magari solo per una mezz’ora a settimana, mi regala un momento di soddisfazione. Ma è un’impresa solitaria e solipsistica, mi rendo conto... i feedback sono scarsissimi o inesistenti... se penso al volume di lettere che ricevevo quando facevo le fanzine di carta (davvero decine a settimana)... è cambiato molto il modo di interagire. Ognuno si fa i cavoli propri, ora. E non è necessariamente un male.


Vi occupate soprattutto di recensire materiale autoprodotto…
quanta roba vi arriva normalmente da recensire? Che tipo di roba?

Non arriva molto materiale... probabilmente una media di uno, massimo due dischi a settimana. A volte passano intere settimane senza che nulla si muova, però. 
Tendenzialmente arriva quasi tutta roba attinente ai generi trattati (punk, garage, lo-fi, bluespunk, r’n’r, hardcore...), ma capita ancora spesso, come dicevo, che arrivino dischi di ska, indie rock, electro pop... e peraltro è un mistero il fatto che arrivino, perché l’indirizzo per la spedizione non è pubblico, anzi mi si deve scrivere per saperlo... e di norma, prima di dire a una band di mandare qualcosa, chiedo che genere fa - e se non mi interessa dico chiaramente di risparmiare il promo e i soldi della posta, che io non sono in grado, né ho voglia, di occuparmene.


Cosa pensate dell'attuale panorama musicale italiano…
sia a livello di gruppi, che di carta stampata?
C'è vita? C'è speranza?

C’è vita direi, sì... la speranza è morta da tanto. Ma alla fine, come dicono i vecchi proverbi, finché siamo qui a raccontarcela va bene. Almeno respiriamo ancora.
A parte le cagate, comunque sì, ci sono delle realtà pazzesche ancora attive, anche se vedo per tutti grandissime difficoltà a uscire dalla cerchia delle 10-20 persone che ti seguono, nell’indifferenza generale di tutti gli altri. Però francamente, non mi ci incazzo nemmeno più. Ormai penso che quasi per tutti siano cose che si fanno per il proprio godimento personale e non per “raggiungere” consensi o pubblico.


Ci sono altre realtà che stimate tipo la vostra in giro?

A livello di webzine... mah, mi piace molto Retrophobic degli amici Fabio e Georgia, anche se si occupano di generi non sempre per me semplici. Su carta apprezzo tanto “Il Giro”, nonostante l’attitudine un po’ carbonara e molto molto molto retromaniaca-autoreferenziale; poi c’è Merda ‘zine che mi fa sempre divertire... e Solar Ipse, che è un lavoro pazzesco dell’amico Loris. Peccato che non conosco mai un cazzo di nessuno dei gruppi che ci mette dentro!!!
Per il resto, onestamente, non mi piacciono le tante webzine un po’ tuttologiche che ci sono in giro. Così come quelle che si spacciano per le chiese del punk rock e sono magari scritte coi piedi e, spesso, da gente che ha l’altare dei Manges in casa – con tutto il rispetto per i Manges, che sono amici e rispetto moltissimo – ma non ha mai sentito magari i Rocket From The Tombs o i Gun Club ecco...
Seguo invece un po’ di blog di persone che spesso scrivono di musica. E leggo tante cose straniere – blog, magazine, aggregatori...


Quante gente vi segue e legge?

Non ho idea. Da quando il vecchio servizio di hosting ha improvvisamente sospeso l’account di BM (sostenendo che era un sito pornografico che trasmetteva malware ai computer che lo visitavano) e facendomi perdere tutte le immagini (per fortuna non i testi), non ho più il tool di google analytics e non vedo più le visite. Peraltro me ne frego bellamente, per i motivi che accennavo sopra. Comunque ricordo che circa due anni fa – nell’ultimo periodo in cui ancora funzionava quel coso – si arrivava a un migliaio di pagine viste mensili in media (a volte anche 3-4.000, ma raramente); ma il numero di utenti singoli più o meno assidui era basso, direi molti meno di 100. E credo che buona parte siano persone che conosco e con cui sono in contatto regolarmente, se tanto mi dà tanto. Il resto sono visitatori occasionali portati dalle recensioni pubblicate dai gruppi nei loro siti o profili facebook. Gente che viene una volta a leggere la recensione del gruppo degli amici e non torna mai più.


Qualche aneddoto o curiosità da raccontare?

Mah non direi... a parte qualche scaramuccia – ma anni fa – con i soliti gruppi che non sanno incassare il fatto che a qualcuno faccia cagare la loro musica... è una cosa tranquilla alla fine fare BM. Da solo, quando posso e riesco, senza troppi rompimenti.

E' dura tenere in piedi BM?

Sì devo dire di sì. Ma lo è semplicemente perché purtroppo lavoro, famiglia e problemi tolgono tempo a queste cose. E’ duro come può essere duro per uno che ha l’hobby delle arrampicate riuscire a fare delle uscite se ha famiglia e casini vari da gestire ecco.


Futuro di BM?

No future! Scherzi a parte, penso di chiudere minimo una volta a settimana. Ma lo faccio da almeno tre anni, quindi boh... per ora vado avanti senza pensarci troppo. Ho ridotto molto il carico dell’impegno, mi ci dedico solo quando posso e metto sempre in chiaro – per trasparenza – con tutti che non è il mio lavoro e BM non è Pitchfork o Billboard, quindi chi ha fretta o il pepe al culo, oppure vorrebbe servizi stile magazine istituzionale, può tranquillamente stare a casa propria... che si sta meglio tutti.

Black Milk Magazine:

domenica 24 novembre 2013

Trio Banana "Bona la prima!" (the lost tapes) out now on Bubca Records - limited 33 copies

Trio Banana  "Bona la prima!" (the lost tapes)
cdr limited 30 copies

Il disco in questione contiene pezzi e jam registrate in sala prove dal 2011 al 2012 mai più eseguiti e mai diventati canzoni.  Eseguiti solo una volta, archiviati e dimenticati in un attimo. Pezzi, nati e morti in stato di alterazione mentale...o magari per solo e semplice sfogo alla cazzo di cane da giramenti di coglioni di una giornata di merda pesa. Boh chi se lo ricorda il quando, il come e il perché! Poi dopo due anni per caso prima di registrare un nuovo disco il Dottore di dice voglio fare quel pezzo li..ti ricordi quello che avevamo registrato l'anno scorso?
Tu ovviamente non ti ricordi una bella sega...oramai sei bruciato da tempo. Poi vai a cercarlo lo trovi e ti dici "Cazzo era bello! Suonava puro diretto! Perché non l'abbiamo più rifatto?"
Dopo un pò i tuoi neuroni iniziano a parlarsi e ti dicono…"magari ce ne sono altri…"…allora ti  metti a frugare negli armadi polverosi di pixel e ne ritrovi addirittura 7.
Eccoli qua per voi, ascoltateveli a tutto volume e invocate adesso ora in questo momento il regno di Pazuzu! (cit A.V.)
Buon ascolto!
tab_

venerdì 22 novembre 2013

Zufux è il nostro medium.


Qualche mese fa è uscita una cassetta di Zufux per la destroYO Records.
Qui Zufux si mette a nudo e si racconta solo come i grandi folksinger ormai in via di estinzione sanno fare.
Registrate in salotto, queste canzoni sono nate senza certo il fine di diventare un disco ma solo per il piacere di essere suonate. Zufux riesce a creare atmosfere tattili ma allo stesso tempo immaginifiche e a teletrasportarci in mondi paralleli certo più autentici di quello in cui stiamo annegando.
E' bello lasciarsi andare rispecchiarsi in questi pezzi solo per cercare di intravedersi, rilassarsi o magari sentirsi un po' vivi... è questo che solo i grandi sanno fare…quando una canzone diventa patrimonio dell'ascoltatore siamo al livello zero della musica…quel livello in cui la musica diventa la vita stessa e Zufux è il nostro medium.
Quindi mettete le mani in cerchio nel vostro salotto spingete play chiudete gli occhi, drizzate le orecchie e siate predisposti e aperti ad essere trapassati da fantasmi vivi, ricordi vostri e suoi. 
Sappiamo che già vi conoscevate..come noi lui.

tab_ularasa x Merda Zine 

La cassetta in questione fatta tutta in casa come una conserva o un barattolo di marmellata contiene sostanze genuine frutto di esperienze di vita vissuta all'aperto; sostanze preziose da offrire in occasioni speciali solo a persone speciali.
Chiedetela a Zufux che ne ha le ultime 3 copie.


giovedì 14 novembre 2013

Biglietto per l’Egitto interiore, intervista ai Trans Upper Egypt by Black Milk Magazine (dicembre 2011)


I Trans Upper Egypt sono un altro dei segreti custoditi dalla Capitale. Sulla scorta di un 7″ e uno split tape per noi sono già diventati una vera fissa, ma probabilmente pochi li conoscono, al momento. E’ per questo che li abbiamo intervistati, per cercare – con risultati non sempre encomiabili – di sondare questa band misteriosa, psicotronica, acida e inafferrabile.
Risponde Manu per tutta la band.

Banale, ma essenziale: raccontami come e quando è nata la band; avete avuto sempre la stessa formazione o ci sono stati cambiamenti?

La band è nata dopo lo split dei Last Wanks, band ormai mitica della scena di Roma Est per i suoi live distruttivi e spettacolari. Suonavo la chitarra e ogni tanto il basso; mi è rimasto il basso in mano con la voglia di proseguire i due-tre pezzi lineari e ipnotici composti con loro e la  scelta degli altri musicisti per questo progetto si è creata all’interno delle tante band che gravitano intorno a noi… Samir suona e canta con i Capputtini i' lignu e s’è messo alla batteria dei Trans Upper Egypt; Leo è il cantante di due altre band (Vondelpark e Wow!) e, oltre al microfono, ha preso possesso di una tastierina che per fortuna non sapeva suonare ! Il quarto, tab_ularasa, è entrato qualche mese dopo, era un amico di Siena che suonava con thee Dements e r'n'r terrorists e adesso con Trio Banana, duodenum; appena si è trasferito a Roma, l’abbiamo deviato dai suoi mille impegni per suonare con noi i suoi vecchi macchinari analogici che fanno tanto bel rumore!

Il nome della band è bizzarro. Da dove deriva e cosa sta a significare?

Non significa tanto… c’è qualcosa dell’Africa ogni tanto, o del medio oriente.. i ritmi sono ipnotici e lo sviluppo dei pezzi abbastanza free. Se ricordo bene, mentre cercavo il nome della band, avevo un disco di Pharoah Sanders sotto gli occhi !


Il vostro sound è peculiare davvero; risulta personale, anche perché – a mio parere – recupera certe influenze non esattamente usuali, per poi miscelarle in modo speciale. Quali sono le vostre ispirazioni, palesi oppure occulte, in fase di scrittura?

Alcune cose sono casuali, altre no. La scelta riguarda una linea di basso molto minimale e ripetitiva e una batteria molto complessa, mentre la casualità della tastiera distorta con il delay a saturazione e gli effetti analogici (moog, oscillometro, theremin) si elaborano quasi sempre durante il live. Spesso i brani partono dal basso e si elabora, si compone insieme. Le sonorità sono la priorità dei brani. Se un pezzo ci ricorda troppe cose, abbandoniamo. All’ascolto delle prime registrazione su cassetta, ovviamente, ci venivano in mente i Silver Apples o i Can…


Di cosa parlano esattamente i vostri testi e chi li scrive?

Forse è la cosa la più misteriosa della band… lo sa solo il cantante e ne è molto geloso!


Vi sentite parte di qualche scena (o più scene), oppure vi muovete come cani sciolti?

Una scena, c’è! Viviamo quasi tutti a Roma Est tra il Fanfulla 101 e Il Verme, che sono i due luoghi a Roma che diffondono la musica che facciamo, dove andiamo e mettiamo i dischi; e dove ci divertiamo pure!
L’anno scorso c’è stato un ampio articolo che descrive tutta questa fauna che gira da queste parti sotto il nome di Borgata Boredom; è anche uscita una compilation omonima della No=fi Recording che testimonia il panorama musicale di questa scena. A dire la verità, nessuno fa parte di Borgata Boredom: non c’è tanto sentimento di appartenenza, direi piuttosto che descrive un’ eccitazione, un movimento, i movimenti di persone che suonano insieme, fanno (e disfano) gruppi, esperienze… un’energia musicale che sta fluendo in questo momento.
Ci sono anche alcune etichette in zona, oltre la No=fi, anche la Jeetkune records, o ancora Bubca Records e ovviamente Radiation records, che producono alcune di queste band.



Programmi per il presente e il futuro: concerti, uscite discografiche…

Siamo appena tornati da un tour in Italia/Svizzera/Francia insieme ai Delacave, un gruppo di Strasburgo. Inutile dire che ci siamo divertiti tanto! Stiamo lavorando all’uscita di un lp per una label americana, la Monofonus Press, con base ad Austin, Texas. Ci hanno contattato dopo l’ascolto di un nostro brano su una radio californiana. Il dj aveva la compilation di Borgata Boredom tra le mani e ha messo un paio di pezzi. Da due mesi ormai ci scambiamo materiale e il disco dovrebbe uscire all’inizio dell’anno. Consiglio una visita sul loro sito; è una label giovane ma hanno prodotto già tante cose, ep/lp, fanzine… con grande cura dell’artwork!

Parlami della label che vi ha pubblicato il 7″, la misteriosa Wort: ho cercato online, ma non ho trovato uno straccio di informazione in proposito!

La Wort è misteriosa, si… è uno strano tizio russo che risponde al nome di Alexei Popov; un tipo abbastanza impulsivo! Quando impazzisce per una band, la vuole produrre a tutti costi: ed è meglio non dirgli di no.


Nonostante io abbia sentito solo il 7″ e qualche pezzo su YouTube, ho la netta impressione che dal vivo la componente di improvvisazione e di jam psicolesa sia piuttosto fondamentale per voi. 
Mi sbaglio?

Sì, ed è anche la cosa più pericolosa! Però fondamentale. D’altronde si tratta di live, sì o no!?


Trovate modo e occasioni per suonare spesso live? E quali tipi di situazioni preferite (club, centri sociali, feste, bar di provincia, festival…)?

Non siamo molto da club, ma perché no. Dipende da chi ci invita. La situazione che preferiamo rimane quella abbastanza diretta; nel senso che meno siamo ripresi (parlo degli ampli) meglio è per noi. Almeno siamo sicuri che il suono è quello degli ampli e non dell’impianto enorme della sala con il fonico, che non vediamo perché troppo lontano… quindi senza parlare di intimità, i luoghi piccoli, bar, salette, sono proprio i più adatti ai nostri live. E i festival sono sempre quasi tutti belli.



intervista by Black Milk Magazine, 6 dicembre 2011